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RICORDI DI SCUOLA
 
     Non esistevano nel periodo anteriore alla seconda guerra mondiale la scuola materna o per l’infanzia almeno nelle vicinanze della mia abitazione. Ricordo, però, che i miei genitori mi affidarono ad alcune maestre, perché imparassi i primi elementi di lettura e scrittura.
 La prima alfabetizzazione era e continua ad essere una preoccupazione per i genitori che inducono le insegnanti della scuola per l’infanzia a dedicarsi ad una prematura e forzata preparazione dei bambini prima dell’ingresso alla scuola dell’obbligo.
La Signorina Rosina, recentemente scomparsa, era la maestra, il punto di riferimento della zona della Madonna del Fuoco ed i miei mi affidarono alle sue cure. Vivo rimane ancora oggi il suo insegnamento nella sua casa a via Reale, dove ho conosciuto altri coetanei che sono rimasti amici per sempre....
    L’esperienza più valida, significativa, impegnativa e piena di incognite fu quella relativa all’inizio della frequenza della scuola elementare. Ogni mattina mi dovevo recare a via Francesco Tedesco, dove era ubicata il più grande edificio della scuola elementare di quel periodo. Il babbo con la bicicletta e la nonna a piedi spesso mi accompagnavano, ma alcune volte dovevo andare o tornare da solo non senza i miei timori.
Vi erano tratti della Tiburtina non fiancheggiati da abitazioni, cani che spesso rincorrevano abbaiando, ragazzacci che si divertivano a fare scherzi e ad insultare senza un giustificato motivo.....l’alberone, che si ergeva sulla via nelle prossimità di “Caprini”, specialmente quando tirava vento e sibilava, tuonava e pioveva a dirotto, incuteva timore anche a quelli più coraggiosi e perfino agli adulti.... il passaggio a livello che rimaneva chiuso per molto tempo specialmente quando il treno faceva quelle interminabili manovre ed infine l’ingresso nella città... Prima di imboccare la via della scuola bisognava percorrere alcune centinaia di metri di strada e bisognava scegliere quelle più frequentate per avere il conforto dei passanti, perché in quel periodo le strade erano quasi deserte per tante ragioni...
     Non sempre riuscivo ad arrivare prima del suono della campanella e dovevo alla clemenza dei bidelli l’apertura di uno dei due portoni laterali della scuola. Le bidelle erano inizialmente due : Lucia e Carmela, alle quali si aggiunge successivamente Benito.....
     Sin da quei lontani tempi il lavoro del personale ausiliario era prezioso... e la sensibilità verso i bambini era notevole...
     Caratteristica era la figura di Carmela...Non più alta di un bambino di quinta elementare, magra, anzi magrissima....., ma agile in tutto quello che faceva.... e tutti le portavano rispetto forse perché sulla testa cominciava a spuntare qualche capello bianco appena percettibile o forse perché quello era il tempo in cui si aveva rispetto per le persone anziane.......
     Quella grande scuola che si opponeva all’Istituto “Ravasco” di Porta Nuova er un vero gioello.... recintata adeguatamente aveva tre ingressi, un ampio cortile e terminava con un edificio ad un piano, forse l’abitazione del custode....Verso sud sorgeva anche un’altra scuola che è stata frequentata da me, quella dei Padri Resurrezionisti... il famoso Collegio Aterno adesso Istituto Tecnico Commerciale dallo stesso nome...Lì c’erano la scuola elementare e media, ma era noto per il Liceo Scientifico che ho frequentato per cinque anni conseguendo la maturità nel 1951.
    La scuola elementare di via F. Tedesco era a due piani .....Le aule erano ampie....
    Molti sarebbero i fatti da raccontare, ma ne cito solamente alcuni....
   Non ricordo come le classi erano dislocate, ma certamente vi fu qualche anno che io dovevo recarmi al primo piano per raggiungere la mia aula e, appena si scorgeva la vetrata al termine della gradinata appariva il pendolo che segnava il tempo ed i miei ritardi rimproverati aspramente....
Quel pendolo è ora inattivo nell’anticamera dell’ex Direzione del secondo circolo didattico, dovesono stato vicario per alcuni anni... Non descrivo, ma lascio immaginare le emozioni provate come mezzo secolo prima....
    I miei maestri andrebbero descritti tutti con abbondanza di particolari.... li ricordo tutti con piacere ed a tutti devo il mio ringraziamento per quanto hanno saputo trasmettere.....
    Orsini Oreste, giovanissimo e suonatore di violoncello, abitava in via G. D’Annunzio. E’ stato il mio primo maestro, il maestro di prima elementare e forse per questo rimane il più caro o forse perché non ho avuto più occasione di rivederlo....
    Palmerio, maestro di seconda, anziano, accompagnato sempre dalla domestica che gli portava lo scaldino... Allora le aule non erano riscaldate....Vestiva prevalentemente di nero o al massimo di abiti scuri.. si appoggiava ad un elegante bastone per camminare, bastone con cui spesso accarezzava la schiena di quegli alunni più indisciplinati...Guai alle macchie che derivavano dall’inchiostro contenuto in quei calamai a forma di tronco di cono posti ai marini superiori del banco biposto di legno non sempre molto accogliente per i maltrattamenti degli alunni più insofferenti....Di lui ricordo la capacità di ottenere la disciplina e i racconti sulla morale del tempo, tra i quali :
 
                 “Mazze e panelle
                  fa li fije belle....
                  Pane senza mazze
                  fa li fije pazze”.
 
    Cavallucci Ennio, insegnante di terza, partì volontario per l ‘Africa....Fummo affidati a vari supplenti, tra i quali ricordo Di Claudio e Valentini.
Il maestro Berti, insegnante di quinta, era esile ed alto... non doveva essere conformista e imprecava ogni volta che incontrava sui testi termini da lui non condivisi.
   La gioia più grande di tutti gli alunni era Tordone, il venditore di alcune leccornie che vendeva all’ingresso e all’uscita di tutti i giorni di scuola.
   Riponeva sigari, sigarette e caramelle in una cassetta di legno a forma di parallelepipedo munito di coperchio....
 Aveva sempre un berrettino marroncino, due lunghi baffi e forse un po’ claudicante....
L’avere almeno un soldo per acquistare la sigaretta liquirizia nera che lasciava le labbra ben tinte di nero era già motivo di soddisfazione per ciascun alunno......
 
Plinio Pelagatti
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